Decolonialità. Concetti, analisi, prassi by Walter D. Mignolo & Catherine E. Walsh

Decolonialità. Concetti, analisi, prassi by Walter D. Mignolo & Catherine E. Walsh

autore:Walter D. Mignolo & Catherine E. Walsh [Mignolo, Walter D. & Walsh, Catherine E.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2024-09-15T00:00:00+00:00


Sulla de-occidentalizzazione dopo la Guerra Fredda

Per capire la de-occidentalizzazione, è necessario comprendere prima l’occidentalizzazione e la sua complicità con la modernità. Per occidentalizzazione intendo il corso di eventi e idee che, intorno al 1500, hanno iniziato a cambiare l’ordine globale precedente e a stabilirne uno nuovo, il cui ciclo si è chiuso intorno al 200028. La nascita dell’occidentalizzazione coincide con l’invenzione dell’America; ovvero con il momento in cui un intero continente è stato inventato simbolicamente, militarmente, economicamente, politicamente, razzialmente, sessualmente, esteticamente e soggettivamente. Ciò ha influenzato la soggettività sia degli europei, sia delle antiche civiltà degli aztechi, dei maya, degli inca, degli irochesi, dei taino, degli arawak, dei mapuche e così via. Con il tempo, i suoi effetti si sono estesi all’Asia e all’Africa.

La de-occidentalizzazione è una conseguenza della Conferenza di Bandung del 1955. Sebbene la Conferenza di Bandung sia stata la prima conferenza internazionale di «persone di colore», come specificato dal presidente Sukarno nel suo discorso inaugurale, si trattava comunque di un evento guidato dallo Stato. Come spiegato in precedenza, la decolonizzazione durante la Guerra Fredda seguiva una logica statuale visto che il risultato ambito dalle lotte per l’indipendenza e per la liberazione era relativo alla creazione di nuovi Stati. Tale politica di decolonizzazione ha fallito e tra le conseguenze ci sono stati i fallimenti degli Stati nazionali moderni/coloniali istituiti dopo l’indipendenza, come si vede oggi in diverse regioni dell’Asia e dell’Africa. D’altra parte, i retaggi di Bandung hanno avuto successo nel momento in cui la formazione di Stati, come quello di Singapore e poco dopo quello della Cina, ha fatto comprendere che la liberazione politica dipende paradossalmente non dal rifiuto del capitalismo ma dal rifiuto dei principi e dei presupposti liberali e neoliberali dell’Occidente. In quel momento, le eredità di Bandung si sono concretizzate in una politica statale di de-occidentalizzazione. La politica statale di de-occidentalizzazione ha reso possibile il riorientamento e la ripresa della Federazione Russa dopo il crollo dell’Unione Sovietica. La formazione dei BRICS è stata resa possibile anche grazie al fatto che la politica e la filosofia della de-occidentalizzazione fossero già in corso. Tale processo ha anche permesso all’Iran di trovare alleati tra gli Stati non musulmani. Seguendo questa analisi, che proviene dalla storia della MCP, è possibile affermare che il mondo e il presente non stiano vivendo una nuova Guerra Fredda. La Guerra Fredda è stata un confronto tra due ideologie occidentalizzanti. La de-occidentalizzazione, al contrario, attiva memorie, lingue, politiche, religioni, sensibilità e pratiche di vita complessive che rifiutano di essere sottomesse all’occidentalizzazione neoliberale.

Il mondo diventa de-occidentalizzato non perché le persone fuori dalle sfere sopra indicate rinuncino integralmente e totalmente alle visioni e ai valori cristiani, liberali o marxisti, ma perché le regioni, le civiltà e le persone non europee, intervengono sempre più spesso, interferendo con gli ideali, le persone e le istituzioni della civiltà occidentale. Le risposte all’occidentalizzazione sono variate nel corso della storia della MCP e della narrazione della modernità: si va dall’adattamento volontario al silenzio, dal rifiuto alla violenza, e a una varietà di progetti di disconnessione epistemica, economica, politica, religiosa ed estetica.



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